Se Dio fosse una donna

Leon De Winter, Se Dio fosse una donna - Supertex, Marcos y Marcos, 2018, pp. 272, € 18.00.



Amsterdam, alba di un sabato.
Max, trentasei anni, erede della florida SuperTex, sfreccia con la sua Porsche fiammante.
Grasso, borioso, decisamente incazzoso, ha appena litigato con la fidanzata, licenziato la segretaria, saputo che una partita di vestiti in lavorazione a Taiwan non arriverà in tempo per la consegna.
Ciliegina sulla torta: a due passi dalla sinagoga, investe un ragazzino di famiglia chassidica. E la famiglia minaccia di estorcergli un bel po’ di quattrini.
Quanto basta per dichiarare lo stato di crisi, e affrontarla di petto.
Max decide di trascorrere il sabato sul lettino di una psicanalista.
In una giornata lunga trentasei anni – ma che vola in un lampo – ripercorre misfatti e conflitti di una vita; con il padre, il fratello, l’universo femminile e l’ortodossia ebraica.
Se Dio fosse una donna è un romanzo ruggente: scardina le porte della percezione di un uomo arrivato al punto di rottura; da un’affascinante prospettiva ebraica, spalanca una finestra sulla nostra confusa realtà.




Se un padre regala qualcosa al figlio, ridono entrambi - se un figlio regala qualcosa al padre, piangono tutti e due.


In questo libro, molto interessante a mio parere, ho ritrovato dei chiari riferimenti (consapevoli o inconsapevoli?) alla Coscienza di Zeno di Italo Svevo e all'Ulisse di Joyce.
La coscienza di Zeno prende le sue mosse dalle sedute psicoanalitiche del protagonista, e l'Ulisse si svolge in una sola giornata.
In un certo senso Se Dio fosse una donna fa una fusione: Max Breslauer ripercorre la propria vita e i propri conflitti con il padre durante un'intera giornata di psicoanalisi.
Al di là di questo, credo che il libro dica qualcosa di molto vero e reale: le risposte alle domande che ci poniamo, alle inquietudini che tormentano sono dentro di noi e tutte le altre strade che percorriamo per trovarle diventano solo un modo per sfuggirle.

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